L'ANTICO ANTRO
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 Dana

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Oberon
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MessaggioTitolo: Dana   Dana Icon_minitimeLun Nov 05, 2007 8:58 pm

Dana Dana

Oggi vi parlerò della mia Dea e di quanto ho trovato su un sito Smile
Il sito in questione è: http://www.bifrost.it/CELTI/6.TuathaDeDanann/01-TuathaDeDanann.html#D


Si ipotizza che il nome *Danu derivi da una radice indoeuropea *DĀ- «fiume, corrente» (cfr. sanscrito dānu «fluido, goccia», avestico dānu «fiume», ossetico don «fiume»; cfr. i nomi dei fiumi Don, Dnepr e Dnestr). Che questa radice fosse conosciuta in ambito celtico, lo testimoniano il nome del fiume Danuvius «Danubio» (< celtico *Dānuio) e il gallico condate «confluenza». A partire da questa radice, si è voluto intendere il nome *Danu relato a significati tipo «terra bassa, terra umida», interpretando *Danu come una dea della terra, della fertilità o delle acque fluviali.

Sottolineiamo innanzitutto che il nome *Danu non è attestato in nessuna antica fonte irlandese: è stato creato dagli studiosi dell'Ottocento per spiegare il termine Dánann presente nell'etnonimo Túatha Dé Dánann. Essi assunsero che Dánann fosse il genitivo di un nome proprio e ne ricostruirono la forma al nominativo *Danu, prendendo a modello dei termini che presentavano la medesima declinazione, quale Ériu «Irlanda», che al genitivo dà Érenn.

La dea *Danu rappresenta un motivo di forte perplessità presso gli studiosi di mitologia, i quali si trovano spesso costretti a farsi largo attraverso le maglie di un fatidioso preconcetto secondo la quale essa sarebbe stata una sorte di dea primordiale della terra, antenata e madre dei Túatha Dé Dánann, etnonimo inteso in tal caso come le «Tribù della dea Danu». Il fatto che i Túatha Dé Dánann sembrino riconoscere *Danu come divinità clanica della loro stirpe ha addirittura fatto ritenere che il più antico nucleo della religione irlandese fosse di tipo matriarcale, anche considerando il ruolo particolarmente importante che le donne rivestivano all'interno della società celtica.

L'origine di questo preconcetto va cercata in certe pubblicazioni dell'epoca vittoriana ed edoardiana, i cui autori, che erano di lingua inglese e spesso carenti per quanto riguardava la lingua e la letteratura gaelica, provvidero a divulgare il materiale caotico e contraddittorio dei manoscritti irlandesi e gallesi - le cui traduzioni cominciavano ad apparire proprio allora sulle riviste specializzate - mettendolo in una forma accessibile a un pubblico non specializzato. Questi autori riferirono le ipotesi degli studiosi sul significato dei miti e la natura dei personaggi, senza però entrare nei dettagli o senza indicare le riserve che gli studiosi avevano avanzato circa le loro conclusioni.

Parallelamente, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, nell'entusiasmo della riscoperta della cultura celtica, molti scrittori irlandesi presero spunto dal patrimonio mitico del loro paese per le loro opere letterarie; autori del calibro di William Butler Yeats, John Millington Synge, George Russell e Lady Augusta Gregory, piegarono quei miti al proprio gusto artistico e ne trassero romanzi, racconti e drammi teatrali ancora oggi apprezzati in tutto il mondo anglosassone. Questi autori erano nutriti di romanticismo e rilessero i racconti tradizionali irlandesi secondo il gusto e le idee letterarie dell'epoca. Le opere del Celtic Revival furono indubbiamente sincere in quanto ad entusiasmo e patriottismo, ma le necessità estetiche venivano naturalmente anteposte allo scrupolo filologico.

In molti di questi libri, alcuni dei quali vengono regolarmente ristampati, i Túatha Dé Dánann sono presentati senza ambiguità come i discendenti di una dea chiamata *Danu, senza alcun accenno al fatto che tale dea esisteva soltanto nelle ipotesi degli studiosi. Scriveva Charles Squire nel suo Miti e leggende dell'antico popolo celtico: «La divinità più antica di cui sappiamo qualcosa è Danu, la dea da cui tutti gli dèi presero il nome di Túatha Dé Dánann [...]. Danu rappresentava probabilmente la terra e la sua fertilità, e bisognerebbe paragonarla alla greca Demetra. Tutti gli altri dèi sono, o quanto meno vengono chiamati, suoi figli» (Squire 1911). E T.W. Rolleston: «La più importante delle dee danaan [sic] era Danu, madre di tutti gli dèi irlandesi [...]. Era figlia del Dagda e, come lui, associata all'idea della fertilità e dell'abbondanza» (Rolleston 1914).

Le pubblicazioni successive non hanno fatto che rafforzare questa visione posticcia di *Danu, fissandola nella memoria degli appassionati come la dea della terra, madre dei Túatha Dé Dánann. Buona parte della saggistica del Novecento ha risentito di questa interpretazione fuorviante. Erta tale l'importanza che si attribuiva a questa grande dea *Danu, che persino uno studioso attento come John MacCulloch arrivò a sostenere che tutte le divinità femminili presenti nell'epica irlandese non erano che aspetti di *Danu nelle sue molteplici facce; ella sarebbe stata la tipica dea della fecondità, animale e vegetale, poi trasformata in divinità ipoctonia, regina degli inferi e delle forze sotterranee che presiedevano alla vegetazione (MacCulloch 1911). Seppur con prudenza, De Vries riteneva *Danu un'antichissima divinità pre-indoeuropea, della quale ipotizzava un collegamento con la madre universale Aditi della mitologia indiana (De Vries 1961). Nel loro recente dizionario, Sylvia e Paul Botheroyd definiscono *Danu il prototipo di ogni rapporto di forze che crea, nutre e fa prosperare le creature viventi e la descrivono come una dea dal carattere ambivalente, tanto benigno quanto maligno, simile all'indiana Kalī (Botheroyd & Botheroyd 1992-1996). Peter Berresford Ellis, nella sua discutibile riscrittura dei miti celtici, finisce addirittura per definire *Danu come la personificazione delle acque primordiali, facendone una sorta dea eponima del fiume Danubio [SOTTO] (Berresford-Ellis 1999).

Negli ultimissimi anni, la musica folk irlandese ed i romanzi di Tolkien hanno veicolato l'interesse delle giovani generazioni verso la materia celtica e l'editoria si è sbizzarrita a fornire un gran numero di pubblicazioni sulla mitologia e sul folklore irlandesi, anche se poi per la maggior parte dei casi si tratta di libri o articoli dallo spessore inconsistente, privi di senso critico e spesso di chiara ispirazione new age. Il proliferare di culti neopagani e di pubblicazioni amatoriali, soprattutto in internet, hanno contributo ancora di più a diffondere un'immagine deformata della spiritualità celtica, addirittura attribuendo alla dea *Danu ruoli in miti della creazione che semplicemente non esistono.



V - CHI ERA DÁNANN?

Nel Libro delle invasioni d'Irlanda, l'unica figura che sembra avere una relazione con il nome dei i Túatha Dé Dánann, è appunto Dánann, figlia di Delbáeth Tuirill Bícreo, madre di Brian, Iuchar e Iucharba. Non dunque una dea madre universale, antenata delle stirpi divine, ma una semplice donna inserita in un punto assolutamente ordinario nella genealogia dei Túatha Dé Dánann.

I sei figli di Delbáeth figlio di Ogma figlio di Elatha figlio di Delbáeth figlio di Nét furono Fíachra, Ollam, Innui, Brian, Iucharba e Iuchar. Dánann, la figlia dello stesso Delbáeth, fu madre degli ultimi tre, Brian, Iucharba e Iuchar. Questi furono i tre dèi di Dánann [Trí Dée Dánann] dai quali si chiama la Montagna dei Tre Dèi. E quel Delbáeth aveva nome Tuirell Bícreo.

Libro delle invasioni d'Irlanda [64]



Ma chi era Dánann? Le fonti sono molto laconiche su di lei, anche se - al contrario dell'ipotetica *Danu - Dánann è esplicitamente attestata nelle fonti. Era figlia di Delbáeth Tuirill Bícreo ed aveva avuto i suoi tre figli da una relazione incestuosa col proprio padre, ma a parte di questo, di Dánann non sappiamo altro. Il suo nome presenta la medesima forma al nominativo e al genitivo, una declinazione così irregolare da far supporre che anche Dánann sia una figura inventata a posteriori - dai redattori medievali del Libro delle invasioni - per spiegare il problematico genitivo presente in Túatha Dé Dánann. (Si noti che nei testi più recenti, il nome Dánann viene flesso al genitivo Dánainne, secondo lo schema della seconda declinazione.)

Flánn Mainstrech, nel poema riportato nel Libro delle invasioni e citato da Keating, riferisce un mito a noi sconosciuto, dal quale si può presupporre che la figura di Dánann avesse avuto in origine un certo spessore:

Beuchuill agus Danann dil,
Fá marbh an dá bhantuathaigh;
Feasgor a ndraoidheacht fo dheoigh,
Le deamhnaibh odhra aieoir.
Bé Chuill e Dánann adorata,
le due proprietarie terriere furono uccise
una sera, infine, con stregonerie druidiche,
dai pallidi dèmoni dell'aria.

Flánn Mainstrech: [Ascoltate, o voi istruiti senza biasimo...] [12]
< Libro delle invasioni d'Irlanda [64]
< Geoffrey Keating: Fondamenti della conoscenza d'Irlanda [II: 10]



La medesima coppia è citata in un altro passo del Libro delle invasioni, anche se qui è formata da Bé Chuill e Dínann (non Dánann). Esse sono menzionate come le «proprietarie terriere» [bantuathaig] dei Túatha Dé Dánann. Poche righe più sotto, nello stesso testo, si dice che Aircdan, Bé Chuill, Dínann e Bé Theite erano quattro sorelle, figlie di Flídais (Libro delle invasioni d'Irlanda [62]).

Bé Chuill e Dínann ricompaiono, sempre in coppia, in un importante un passo della (Seconda) battaglia di Mág Tuired, dove Lúg chiede loro quale contributo daranno allo scontro contro i Fomoriani:

«Os siuh-sie, a Uhé Culde & a Dinand,» or Lug fria dá bantúathaid, «cía cumang connai isin cath?»
«E tu, Bé Chuill, e tu, Dínann», disse Lúg alle due streghe, «cosa potrete fare nella battaglia?»

«Ní anse,» ol síed. «Dolbfamid-ne na cradnai ocus na clochai ocus fódai an talmon gommod slúag fon airmgaisciud dóib; co rainfed hi techedh frie húatbás ocus craidenus.»
«Non è difficile», dissero. «Faremo un sortilegio agli alberi, alle pietre e alle zolle, in modo che diventino schiere di armati ed i Fomoriani fuggano terrorizzati e tremanti.»

La (seconda) battaglia di Mág Tuired [116]



Ci si può chiedere perché, nella (Seconda) battaglia di Mág Tuired, Bé Chuill e Dínann siano definite bantuathaid «streghe», mentre il Libro delle invasioni e Flánn Mainstrech le chiamavano bantuathaig «proprietarie terriere», e quale delle due espressioni sia quella originale. Non lo sappiamo. Non è nemmeno chiaro se Dínann vada o meno identificata con Dánann. È possibile che Dínann sia stata una figura originariamente indipendente che si sia in seguito trasformata in Dánann su influenza dell'incomprensibile genitivo presente nel nome dei Túatha Dé Dánann.

La conclusione è che non vi è alcun bisogno di ipotizzare una dea *Danu, quale madre progenitrice della stirpe dei Túatha Dé Dánann. Le fonti citano piuttosto Dánann figlia di Delbáeth Tuirill Bícreo, che dall'unione col proprio padre aveva dato alla luce tre figli: Brian, Iuchar e Iucharba, i cosiddetti Trí Dé Dánann «tre dèi di Dánann», le cui abilità furono così grandi e vaste che da essi presero il nome tutti i Túatha Dé Dánann, le «tribù degli dèi di Dánann». Che anche questa sia un'etimologia costruita a posteriori è altrettanto certo, ma almeno è quella riferita dalle fonti. Potrà naturalmente sembrare un'etimologia poco convincente per spiegare la denominazione di quegli esseri soprannaturali, potenti e onnipresenti, che le fonti e il folklore irlandese conoscono come i Túatha Dé Dánann, e forse gli appassionati sono giustificati se pretendono che tale etnonimo debba avere un'origine più importante. È indubbio che i redattori dei testi medievali provvidero a spostare e modificare le genealogie mitiche per adattarle a quelle bibliche e che, quindi, qualcosa è andato perduto; è certamente possibile che la spiegazione esemplificata da Keating - tratta dal Libro delle invasioni - sul nome dei Túatha Dé Dánann, sia solo una pezza messa su a spiegare un termine poco chiaro, laddove l'antica tradizione era stata dimenticata.
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